L'importanza della Stimolazione Cognitiva nelle persone anziane

Quando si parla di invecchiamento non ci si riferisce solo all’avanzare dell’età, ma anche ai cambiamenti organici, cognitivi ed emotivi. Alcuni cambiamenti sono normali, altri patologici. Tuttavia, la distinzione tra invecchiamento fisiologico e patologico rimane una linea sottile, che cambia a seconda degli aspetti considerati. In entrambi i casi, la riabilitazione può fare la differenza.



Da un autorevole studio americano, il Seattle longitudinal study, è emerso che diverse funzioni cognitive, con il progressivo avanzare dell'età, subiscono un forte deterioramento. Quando non era associato a patologie, il decadimento era minimo prima dei 65 anni e peggiorava dopo gli 80 anni. Tra le funzioni cognitive modificate, emergeva una riduzione delle funzioni esecutive, dell’attenzione, della memoria e del linguaggio. Teniamo presente che le funzioni esecutive aiutano la persona a pianificare e organizzare un comportamento. Quindi, azioni molto semplici come sorseggiare una bibita con una cannuccia coinvolgono le funzioni esecutive.
Nell normale processo di invecchiamento cerebrale avvengono delle vere e proprie modificazioni strutturali: il cervello diminuisce di dimensioni, avviene una riduzione delle dimensioni delle cellule e delle ramificazioni.
Spesso negli anziani si verificano problemi vascolari che si traducono in ictus ischemici. Queste ischemie possono portare a disturbi specifici a seconda dell’area colpita. Un esempio potrebbe essere l’afasia: incapacità di esprimersi mediante la parola o di comprendere il significato delle parole dette da altri.
Per studiare l’invecchiamento è necessaria una valutazione multidimensionale che integri il quadro organico e psicologico dell’anziano, con informazioni sul suo stato cognitivo e funzionale.
Per una buona progettazione di intervento riabilitativo è fondamentale fare una valutazione cognitiva. La quale ha il compito di creare una fotografia della condizione cognitiva del paziente per evidenziare le abilità preservate e quelle danneggiate, su cui è necessario lavorare. Nella valutazione cognitiva si analizzano diverse funzioni che, tutte le persone, utilizzano nella quotidianità, come il linguaggio, la memoria e le funzioni esecutive.
Il nostro cervello è progettato per risparmiare risorse, in questo modo tende ad eliminare le connessioni che non usa. Così, se un'abilità cognitiva non viene usata normalmente, il cervello non fornisce risorse per quel modello di attivazione neurale, quindi diventa sempre più debole. Questo ci rende meno capaci di usare quella funzione cognitiva, rendendoci meno efficaci nelle nostre attività quotidiane.
Vediamo insieme alcuni esercizi cognitivi per una buona stimolazione cognitiva:
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Cruciverba: logica e #memoria
Da uno studio pubblicato nel 2011 da Jagan A. Pillai e collaboratori è emerso che l'utilizzo del cruciverba ha ritardato il declino della memoria. Soprattutto nelle persone che stavano sviluppando demenza, quindi nel caso di invecchiamento patologico.
Il gioco del Cruciverba Visivo aiuta a esercitare la memoria di lavoro, la denominazione e la percezione. Stimolare costantemente queste abilità può aiutare a creare nuove sinapsi, e aiutare i circuiti neurali a riorganizzarsi e migliorare le funzioni cognitive
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Allenare il #linguaggio
Gli esercizi verbali sono molti e si possono svolgere sia in gruppo che individualmente. Una persona conduce il gioco, stimolando tutti a rispondere, rispettando i tempi di ognuno. Questo aiuta a mantenere l’attenzione e la concentrazione sempre attiva.
L’importanza di allenare il linguaggio deriva dal fatto che una delle prime complicazioni delle persone con demenza è l’anomia. L’anomia è la difficoltà a rievocare parole comuni e nomi di persone, per cui la persona resta con la parola “sulla punta della lingua” ma non riesce a ricordarla.
Il gioco cognitivo denominato "nomi, cose e città" rappresenta un'attività molto conosciuta ed un ottimo modo per allenare il linguaggio, un dominio cognitivo importante da stimolare sempre nelle persone con demenza.
Bibliografia:
K. Warner Schaie , Sherry L. Willis & Grace I.L. Caskie (2004) The Seattle Longitudinal Study: Relationship Between Personality and Cognition, Aging, Neuropsychology, and Cognition, 11:2-3, 304-324, DOI: 10.1080/13825580490511134
Pillai JA, Hall CB, Dickson DW, Buschke H, Lipton RB, Verghese J. Association of Crossword Puzzle Participation with Memory Decline in Persons Who Develop Dementia. Journal of the International Neuropsychological Society. 2011;17(6):1006-1013. doi:10.1017/S1355617711001111

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